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Le parole sanscrite Divālī o Dīpāvalī sono sinonimi e possono essere interscambiate per denominare la tanto partecipata “festa delle luci“.
Dīpa significa “lampada, lume” (intesa come lampada di terracotta comunemente chiamata anche dīyā) e avalī significa “fila”.
Queste lampade/lumini generalmente si poggiano a terra e contengono del ghī (burro chiarificato) oppure dell’olio in cui è imbibito uno stoppino.

Tra tutti i Festival dell’India questo è il più importante. In base al calendario lunare, anche questa festività cambia data ogni autunno tra ottobre e novembre.

Accade durante il Novilunio in modo che nell’oscurità della notte la luce delle illuminazioni interne ed esterne possa esaltarsi ancora di più. Viene festeggiata per 5 giorni e simboleggia l’inizio del Nuovo Anno, proprio come il nostro Capodanno.

Tutti attendono Divālī poiché porta molta gioia e, almeno per qualche giorno, fa scordare le difficoltà, i rancori e l’infelicità. La gente è eccitata e curiosa, l’atmosfera creata dalle luci rende l’ambiente magico. Tutti sono in ferie, le scuole sono chiuse e le persone si riuniscono per condividere momenti di gioia insieme.

Originariamente questa festività era legata al culto della Dea Lakṣmī, simbolo di prosperità e ricchezza, e rappresentava la sua unione con il Signore Viṣṇu. Tutto veniva decorato con le lampade e i lumini per illuminarLe la strada e darLe il benvenuto nella propria abitazione.

Ma esiste un altro significato importante di questo evento, ovvero il ricordo del momento in cui il Signore Rāma tornò in patria ad Ayodhya dopo il suo lungo esilio di 14 anni nella foresta. Per dargli il benvenuto il suo popolo preparò una lunga fila (avalī) di luci (dīpa) in modo che potesse seguire il cammino illuminato verso la città natale che lo attendeva a cuore aperto. Per questo oggi gli indiani illuminano le loro case, i monumenti, i templi, gli alberi e i giardini in occasione di questa festività. Solo che ad oggi si utilizzano molto spesso delle lucine elettriche, un po’ come facciamo noi a Natale. Così i villaggi e le città vengono decorati con luci, lucine e lumini di tutti i colori. All’interno delle case, invece, si usano ancora le lampade di terracotta, alcune di colore naturale, altre colorate, altre decorate.

Qualche giorno prima della data principale della festività (il terzo giorno) le persone colgono l’occasione per pulire in modo dettagliato la loro abitazione. Dopodiché utilizzano lampade di terracotta per illuminare tutti gli angoli di casa in modo che non ci sia buio da nessuna parte e che le divinità la possano visitare.

Le persone si scambiano comunemente dolci in famiglia, al lavoro e nel quartiere dove vivono. Qualcuno si scambia anche dei doni e i bambini ricevono regali. I regali più graditi dagli adulti (facoltosi), oltre ai dolci, sono i vestiti, i gioielli e i soldi.

Da un punto di vista spirituale è il giorno in cui il bene, la luce, vince sul male, che è rappresentato dal buio e dall’oscurità. La luce per gli indù non rappresenta soltanto il bene, ma anche la conoscenza, che vince sul buio dell’ignoranza.
Si festeggia anche il dio Gaṇeśa (Signore della saggezza e Colui che libera dagli ostacoli), divinità che riceve una pūjā (cerimonia) appropriata.
I templi dedicati a queste dei vengono illuminati con centinaia di lampade e lumini. Inoltre le lucine vengono anche offerte alle correnti d’acqua, quindi anche i corsi dei fiumi vengono illuminati.

Non mancano festeggiamenti con i petardi e i fuochi d’artificio, da quelli più semplici accesi per strada o sui tetti delle abitazioni, a quelli più articolati che diventano veri e propri spettacoli pirotecnici. Lo scoppio è beneaugurante nel lasciar andare improvvisamente tutto ciò che ci disturba o ci turba.
Davanti all’ingresso delle case si usa inoltre disegnare i rangolī, ovvero decorazioni floreali o geometriche fatte di polvere di riso e polveri colorate oppure con i fiori freschi. La creazione di questi disegni a terra è un’arte tradizionale indiana.

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Stefania Kudrat Floreani:
Insegnante formatrice di Yoga e meditazione, docente RYT® e YACEP® di Yoga Alliance e Associate Teacher di Kundalini Yoga presso KRI.
Ricercatrice appassionata di studi indologici e linguistici organizza Ritiri e Yoga Teacher Training in India. www.stefaniafloreani.com

 

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