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Dopo averne viste di tutti i colori in India in questi ultimi 20 anni…vorrei raccontarvi cos’è un ashram, come viene organizzata la vita al suo interno e perchè ho scelto questo tipo di struttura per ospitare il corso di formazione Yoga Teacher Training che organizzo personalmente.

Ma prima di cominciare, vi dico subito che il luogo dove andremo per il nostro YTT si chiama Dhyan Mandir Ashram, si trova in una zona rurale di Rishikesh ed è immerso in un giardino curato e silenzioso, lontano dal traffico e dal rumore del turismo locale. Un luogo appartato e ritirato, dove potersi immergere nelle pratiche e nello studio dello yoga.

Dhyan significa “meditazione” e mandir significa “tempio”, quindi “Tempio della meditazione” è un nome che in sé già comunica una sensazione di pace e di serenità.

Inoltre è utile sapere che la parola sanscrita āśrama è un sostantivo maschile (o neutro) che si traduce con il significato di “eremo, dimora di asceti, cella di un eremita”, oppure anche con “capanna costruita nelle occasioni di festa, scuola, bosco o boschetto”.

Essa deriva dalla radice śram che significa “essere o diventare affaticato o stanco, essere stanco di fare qualcosa, sforzarsi o esercitarsi specialmente nel compiere atti di penitenza, faticare invano, stancarsi, affaticarsi.” 

Infatti srama significa “fatica, stanchezza, esaurimento, esercizio, lavoro pesante, sforzo sia corporeo che mentale, lavoro duro, atto di mortificazione corporea o di penitenza religiosa”.

La preposizione ā- davanti alla parola śrama significa “verso, da, presso, vicino a, fino a, fuori da, in, su, pienamente, realmente, invero”. Quindi letteralmente si può tradurre con “verso lo sforzo, verso la fatica, verso la penitenza”.

Ovviamente per noi non ci sarà nessuna ardua penitenza ad attenderci, ma sicuramente l’esperienza in ashram farà emergere la forza dell’impegno che dovremo produrre per poter operare il cambiamento che stiamo cercando.

In genere si tratta di un luogo tranquillo nella natura, solitario e isolato, pacifico e silenzioso, che effettivamente ricorda l’eremitaggio. Un tempo ci vivevano saggi e Maestri che eseguivano pratiche spirituali come lo yoga e la meditazione, che tramandavano gli insegnamenti della loro Tradizione e che eseguivano, o facevano eseguire, rituali e austerità. Erano luoghi di ritiro, di pratica e di studio, spesso guidati da una figura spirituale oppure dal suo lignaggio.

Ad oggi in India sono rimasti ashram molto famosi, anche di fama mondiale, dove potersi ritirare ed essere uno dei tanti partecipanti; oppure ci sono ancora realtà più piccole dove la vita comunitaria acquisisce un senso più ristretto. Dipende da cosa cerchiamo.

Ci sono anche ashram dove non si può accedere a meno che si siano fatti dei voti.

Comunque, in ogni ashram che si rispetti, la spiritualità è la fragranza che si respira quotidianamente e che viene scrupolosamente rispettata attraverso la scansione di momenti comunitari di pratica e di meditazione, nonché di esecuzione di alcune mansioni per poter mantenere l’ordine, la pulizia e la disciplina del luogo e, soprattutto, per poter promuovere l’innalzamento spirituale delle persone che vi partecipano.

Le pratiche e i lavori proposti in ashram ci ricordano che siamo tutti parte di una stessa Coscienza e che siamo quindi intrinsecamente connessi l’uno con l’altro. 

La partecipazione alla vita dell’ashram è essa stessa una pratica di connessione profonda con noi stessi e con la comunità. Essa è una modalità che permette di contenere e moderare il nostro ego, la nostra individualità, e ci permette di accedere ad un progetto più grande di cui noi possiamo solo lontanamente presagirne il disegno.

Il silenzio, la natura, la pace, la tranquillità del luogo, il suo essere separato dal resto, rendono l’esperienza in ashram ancora più intensa e significativa. E queste sono solo  alcune delle condizioni che ci aiutano ad immergerci nei nostri studi pratici e teorici senza distrazioni, e che fanno la differenza con qualsiasi altro luogo di apprendimento.

Sono strutture molto semplici architettonicamente, con alloggi spartani, sale di pratica e un giardino circostante.

La giornata inizia presto in ashram, prima dell’alba ci si prepara a confrontarsi con se stessi e con il mondo attraverso esercizi di respirazione, di yoga e di meditazione. Un pò come accordarsi con frequenze più alte, come allinearsi ad una geometria superiore.

I canti sacri dei mantra accompagnano i momenti di raccoglimento e ci ricordano quanto sia importante anche lo studio dei testi sacri per meglio comprendere la cultura e la tradizione a cui ci stiamo approcciando.

Il cibo che viene servito è cucinato con amore dai devoti o dal personale dell’ashram  e spesso arriva dal proprio orto o da coltivazioni limitrofe. E’ un cibo sano e semplice, un cibo che cura il corpo e la mente, ed è una purificazione data dalla scelta vegetariana degli alimenti.

Una delle mansioni più amate è quella di servire il cibo agli altri e di tenere in ordine lo spazio dove si mangia (ricordo una dolce sensazione di sazietà ancor prima di mangiare, data proprio dal riempimento spirituale del servizio all’altro, alla comunità).

E poi, generalmente, ognuno lava il proprio piatto… e in India si tratta proprio di un solo piatto in cui si dispongono i diversi alimenti!

Nel nostro programma in ashram il cibo offerto seguirà le ricette dell’Ayurveda e sarà possibile seguire un regime alimentare depurativo a base di piante della stessa Tradizione.

Anche se ci saranno tanti momenti per ridere e scherzare, ci saranno altrettanti momenti in cui sarà molto gradito il silenzio. Questo per noi sarà soprattutto dalle 21.00 alle 5.30 del mattino. Ricordiamoci che in ashram non sono graditi gli schiamazzi, non si disturba la quiete degli altri e si ha molto rispetto per chi decide di tenere il silenzio per un tempo determinato. Oltre a tempi di silenzio esteriore è quindi anche importante osservare tempi di silenzio interiore.

Anche il rispetto degli spazi comuni è molto apprezzato: oltre alla sala da pranzo, anche le stanze, i luoghi di apprendimento e di pratica, il giardino e l’ambiente in generale. Per averne cura ognuno darà il suo piccolo contributo con il karma yoga (del cui significato parleremo in classe).

Ognuno si prende cura anche della propria stanza con piccoli gesti quotidiani condivisi con il proprio compagno di studi. Ognuno si laverà le proprie lenzuola (fornite dalla struttura) e il proprio asciugamano o accappatoio (portato da casa: per questo si consigliano tessuti che asciugano in fretta, visto anche l’alto grado di umidità stagionale!). 

E’ utile e importante anche ricordare di avere un atteggiamento rispettoso ed educato nei confronti del proprio compagno di stanza, così come di tutti i propri compagni di esperienza.

In ashram l’introspezione e il raccoglimento sono agevolati da un uso limitato della connessione internet, che è permesso solo in alcune ore del giorno e in luoghi limitati.

E’ davvero un’occasione unica per disintossicarsi dall’inquinamento tecnologico e dalla distrazione incontrollabile dei social.

La concentrazione e l’apprendimento ne godranno particolarmente.

Anche il codice di abbigliamento è molto importante: qui vige il codice della semplicità, come per il cibo e per la condotta. Sono graditi indumenti bianchi o chiari, non troppo aderenti, scollati o corti. I tessuti consigliati sono quelli naturali e traspiranti: cotone, lino e seta.

Per il vostro Teacher Training avrete in dono due completi all’indiana: pantalone, kurta (camicia) e sciarpa. Anche questo è un modo per calarsi nell’esperienza.

Inutile dire che non si possono introdurre nella struttura le sostanze intossicanti (alcool, fumo, cibo di origine animale) e che tutte queste regole non vanno viste come privazioni, ma come agevolazioni di uno stato che permetta la migliore assimilazione degli insegnamenti.

L’ashram è un luogo dove davvero ci si può fermare un momento e apprezzare la semplicità. E’ un ‘occasione irripetibile per rivedere il proprio stile di vita e soprattutto i propri condizionamenti. Il soggiorno in un luogo di raccoglimento sarà un periodo utile per rivedere la percezione che abbiamo di noi stessi, degli altri e del mondo che ci circonda. E questo porterà, consciamente o inconsciamente, ad una trasformazione profonda e utile sul nostro cammino spirituale.

Praticare yoga e respirazione, cantare parole sacre, mangiare cibo sano e stare in compagnia di persone che condividono gli stessi intenti, è sicuramente un toccasana per il corpo, la mente e lo spirito. 

Inoltre il programma è anche ricco di materie teoriche che aprono la visione della vita e ci sono anche tanti momenti culturali condivisi che nutriranno il senso di comunità, ma soprattutto il senso della propria interiorità.

Quindi se si è alla ricerca di risposte, di pace e di serenità, un periodo in ashram è una delle scelte migliori che si possano fare nella propria vita.

Per questo ho scelto un ashram come struttura per ospitare il Teacher Training che organizzo annualmente. Desidero che i partecipanti abbiamo le condizioni migliori per poter immergersi nella dimensione dello yoga, della meditazione e della Tradizione indiana.

In un momento storico in cui lo yoga è diventato merce soggetta alle diverse interpretazioni moderne, vorrei aggrapparmi a ciò che l’India ancora può offrire della sua autenticità.

Altrimenti perché attraversare l’oceano per fare formazione? Ci sono tante ottime scuole anche in occidente.

Ti aspetto quindi nella pratica, come sempre, per poter condividere il sapore dell’autenticità del luogo, degli insegnamenti e, soprattutto, di noi stessi.

Hari Oṃ

Stefania